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TRAINING AUTOGENO

l Training Autogeno è una tecnica di rilassamento basata sulla correlazione tra stati psichici (in particolare le emozioni) e aspetti somatici dell'individuo. Ogni esperienza viene mediata, infatti, dal soma: attraverso questo si può accedere, usando una sorta di "corsia preferenziale", all'origine dell'esperienza stessa. Le emozioni sono il risultato di un complesso insieme di modifiche che coinvolgono sistema nervoso periferico, sistema nervoso centrale, ormonale e più in generale, neuroendocrino. L'attribuzione cognitiva (ad esempio un'emozione vissuta come piacevole o spiacevole), riguardante la neocorteccia, risulta verificarsi secondariamente. Oltre ad una predisposizione genetica, l'assetto, ovvero l'equilibrio, tra aspetti prevalentemente somatici ed aspetti di natura principalmente cognitiva (risultanti dall'interazione con l'ambiente fisico e sociale) determina il tipo di risposta che ognuno avrà rispetto all'ambiente stesso durante lo sviluppo.
Indurre volontariamente, a livello corporeo, delle risposte tipiche degli stati di quiete di un soggetto ha, da una parte, riflessi sull'autopercezione, a livello cognitivo, della propria condizione emozionale e, dall'altra, produce una risposta somatica coerente con l'induzione stessa. In pratica la modifica dell'assetto psicofisiologico del soggetto si inserisce in un processo che si auto determina (autogeno, appunto) partendo dal soma per arrivare alla psiche per tornare al soma e così via. Il Training Autogeno, come dimostra la letteratura scientifica, non è una tecnica basata sulla suggestione. Le modifiche che si producono con un adeguato allenamento hanno carattere di stabilità e costanza nel tempo, fattori questi assenti sia nella suggestione in senso generale che nella suggestione ipnotica che proprio per questo incontra talvolta notevoli limitazioni nella sua applicazione. Inoltre le onde cerebrali misurate tramite esame EEG nei soggetti durante lo svolgimento del TA differiscono in modo significativo sia da quelle prodotte durante il sonno che da quelle emergenti sotto ipnosi.
La differenza, pertanto, tra questa tecnica e le altre tecniche di rilassamento o meditazione risiede proprio nei correlati fisiologici, rilevabili con mezzi obiettivi, legati ad una effettiva e stabile modifica a livello neurofisiologico che produce a sua volta una modifica nella risposta emozionale che un soggetto ha rispetto ad un evento di natura stressante.
Il TA viene praticato, frequentemente, con intenti psicoterapeutici in tutti quei casi dove l'aspetto emozionale sia centrale. Questa tecnica possiede, infatti, una intrinseca capacità di favorire "associazioni" significative, rispetto ad eventi traumatici considerati minori, dimenticati o, frequentemente, "rimossi". Il termine training significa allenamento; infatti è solo allenandosi che si riesce ad ottenere una modifica reale e non immaginaria nel complesso assetto alla base della risposta emozionale.
La pratica del training autogeno ha tra le sue finalità un maggior controllo dello stress, dell'ansia, una riduzione generale della tensione emotiva e il recupero delle energie, anche grazie a un ridimensionamento spontaneo delle emozioni negative "allegate" a determinati vissuti. Questa tecnica, tuttavia, non è indicata per chiunque: non è adatta a coloro che dovessero trovarsi in una condizione depressiva importante (non riuscirebbero a raggiungere il livello minimo di concentrazione necessaria) ed è fortemente controindicata in caso di psicosi. Nel disturbo bipolare dell'umore può provocare una condizione di disagio in alcuni casi grave, nei casi di dissociazione può essere del tutto inutile o dannosa, dove vi siano segni di scissione della personalità può accentuarne i sintomi.
Il Training autogeno è utile inoltre nella cura di ansia, insonnia, emicrania, asma, ipertensione, attacchi di panico e in tutte quelle patologie dove l'aspetto psicosomatico sia rilevante. Ma il TA ha un ruolo positivo anche in molti altri contesti: in particolare, per atleti e sportivi in genere, in quanto favorisce il recupero di energie, permettendo una migliore gestione delle proprie risorse. Migliora inoltre la concentrazione e contribuisce al conseguimento di alte prestazioni. È importante sapere che, nel training autogeno, il rilassamento non è la cosa principale, ma è un "effetto collaterale" del mutato equilibrio psicofisico.

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L'IPNOSI E LE TECNICHE IPNOTICHE
Un certo numero di teorie sono state elaborate per spiegare i fenomeni ipnotici e ancora oggi la discussione e' aperta, allo stato attuale delle nostre conoscenze pero' e nei limiti ristretti di questo articolo, potremmo cominciare a definirla come un insieme di fenomeni alla cui base vi e' uno stato mentale naturale con caratteristiche neurofisiologiche specifiche che lo differenziano dallo stato di veglia e del sonno, la cui produzione e' una possibilità normale del corredo neurofisiologico di ogni individuo.
In quanto tale esso
• puo' prodursi spontaneamente, se siamo, ad esempio, impegnati in attivita' monotone e ripetitive (vedi la famosa ipnosi dell’automobilista in autostrada), oppure assorbiti nel ricordare, immaginare o creare qualcosa
• puo' essere eteroindotto, cioe' indotto da altri in noi, normalmente attraverso stimoli visivi, uditivi o tattili
• oppure possiamo autoindurlo da soli in noi stessi se ci siamo allenati a questo sviluppando un apprendimento.
L’intensita' di questo stato mentale puo' variare da quella che si puo' definire uno stato ipnoidale, per arrivare, attraverso i vari gradi della trance, lieve, media e profonda, fino allo stato sonnambulico.
Possiamo considerare l’ipnosi come una grande piazza a cui si puo' accedere da tante strade e direzioni diverse e l'osservazione, che stimolazioni diversissime tra loro possano essere ugualmente efficaci nell’indurla, e' spiegabile proprio con il fatto che si tratta  di  uno stato fisiologico naturale.
Per maggiore chiarezza possiamo fare un paragone con lo stato di veglia: se siamo addormentati noi possiamo essere svegliati da un brutto sogno, da un bisogno fisiologico, da un dolore, magari dalla posizione di un arto che ostacola la normale circolazione sanguigna, da rumori del tipo piu' svariato (sicuramente quello della sveglia e' il piu' frequente e forse il meno simpatico), dal freddo o dal caldo ecc.,  da qualsiasi situazione insomma possa far scattare il meccanismo neurofisiologico per cui entriamo nello stato di veglia nelle sue varie modalita'.
Non diciamo pero' che lo stato di veglia e' quello che si produce in noi  quando la sveglia suona, differenziandolo da quello che si produce in noi, quando ci capita di alzarci per un bisogno fisiologico e cosi' via. Pur nelle sue varie modalita' e gradazioni riconosciamo allo stato di veglia un carattere unitario.
Questo esempio ci aiuta a capire che, come per lo stato di veglia, anche lo stato di ipnosi puo' essere innescato o mantenuto dagli agenti piu' svariati.
Quello che ci interessa precisare a livello psicologico e psicoterapeutico e' che lo stato di ipnosi non e' quindi il risultato di una tecnica spettacolare o terapeutica particolare, non si identifica con la suggestione o altro, ma e' un modo di essere dell’organismo e, come tale, qualunque persona normodotata puo' imparare ad indurlo in se stesso o negli altri.
In quanto tale si capisce come siano numerose le metodiche psicoterapeutiche  e non, che utilizzano, piu' o meno inconsapevolmente, nella loro prassi lo stato di ipnosi: dal Training Autogeno, che ne fa un uso massiccio nelle sue varie diramazioni suggestive e analitiche ecc., oltre che ricercare i benefici effetti psicofisici che derivano dal semplice porsi ripetutamente in stato di ipnosi nel ciclo inferiore o somatico, alle piu' varie Metodiche e Tecniche di rilassamento, al Sogno da Svegli Guidato, fino addirittura alla Psicoanalisi Classica, nel corso della quale e' naturale che nell’analizzato, disteso sul lettino, e stimolato a osservare il corso dei propri pensieri e a riferirli, possano svilupparsi stati ipnoidali.
Non parliamo poi dei medici di base, che con la loro esperienza, mandano giustamente i propri assistiti, affetti dal Fuoco di S. Antonio ( affezione sostenuta da un virus), a farsi "segnare".
Nelle applicazioni non cliniche basti ricordare lo Yogi che si concentra, ad esempio, sull’immagine di una rosa, accompagnando questa concentrazione con la ripetizione monotona di formule e suoni tipo Om..Om.. e cosi' via, le danze estatiche dei “Dervisci rotanti”, ecc.
A parte certi reperti archeologici dell’epoca preistorica che fanno pensare molto concretamente a manifestazioni ipnotiche individuali o di gruppo, ampie testimonianze dell’uso dell’ipnosi le troviamo nelle iscrizioni e grafici scoperti sulle mura di Babilonia e presso i reperti e le tradizioni arrivate sino a noi da tanti popoli antichi: Cinesi, Egiziani, Greci, Romani ecc.
Essendo una possibilita' connaturata alla struttura psicofisica dell’uomo, la produzione dello stato mentale di ipnosi e' nata, quindi, con l’uomo e, con varie denominazioni, e' stata utilizzata dai vari popoli nei modi piu' svariati, a fini religiosi, di illuminazione, terapeutici, di crescita personale, come ad esempio nello Yoga e in altre discipline e cosi' via.
 
Attenendoci al piano che qui ci interessa, che e' quello psicologico e psicoterapeutico, per dirla con le parole del decano dell’ipnologia in Italia, Franco Gramone:
”il valore e l’importanza terapeutica dell’ipnosi risiedono nelle vie d’accesso che essa apre, non solo alla personalita' psichica profonda ma anche a quella somatica e viscerale”.
(A questo proposito basti pensare alla “banale” guarigione delle verruche ottenibile mediante ipnosi, alla possibilita' di controllo del dolore, alla rivivificazione mnestica, per cui si puo' magari ricordare cosa si e' fatto durante la festa di compleanno dei sei anni di eta', con chi si era, ecc. e cosi' via).
Le possibilita' offerte dallo stato di ipnosi potranno poi essere utilizzate dallo psicoterapeuta e dal suo paziente in vari modi e qui entrano in gioco le tecniche, che potranno essere, quando e' il caso
• suggestive, naturalmente non nel senso antiquato di imporre in modo autoritario suggestioni al paziente, ma nel senso dell’ipnosi moderna, cioe' di comunicazioni complesse finalizzate a mobilitare le risorse dell’individuo e far si' che la persona, utilizzandole, scopra le proprie potenzialita' e i percorsi per risolvere certi problemi;
• catartiche, nel senso di liberazione di emozioni e affetti repressi;
• analitiche, dirette cioe' alla presa di coscienza di certe problematiche profonde, ecc.

Per finire quindi
la Psicoterapia Ipnotica, come l’ipnosi tout court, non va identificata con una metodica particolare, ma con un insieme di tecniche psicoterapeutiche che hanno solo in comune il fatto di utilizzare consapevolmente le possibilita' offerte dallo stato mentale di ipnosi, nelle sue varie gradazioni, e queste possibilita' saranno tanto piu' preziose quanto piu' il terapeuta avra' al suo attivo una approfondita formazione personale e didattica, e, quindi, conoscenze e capacita' tecniche per poterle far fruttare al meglio nell’interesse del proprio paziente.   

NON E’ COLPA SUA …


“E’ con le migliori intenzioni che spesso si ottengono gli effetti peggiori” (O. Wilde) e questo è sotto gli occhi di tutti sfogliando i giornali, osservando ciò che succede nelle scuole e nelle famiglie come risultato di soluzioni educative che non sanno più educare. Infatti si è passati nel volgere di cinquant’anni da un modello educativo autoritario ad un modello educativo iperprotezionista il cui risultato più evidente è che molti genitori si sostituiscono ai figli per ciò che concerne la risoluzione di qualsiasi problema i loro pargoli incontrino sul loro cammino. Ecco allora che se mio figlio prende un brutto voto a scuola io come genitore mi sento in dovere di correre ai ripari andando dalle insegnanti a contestare l’ingiustizia subita, se mio figlio non ha amici sento l’impellente bisogno di organizzare incontri per lui e telefono agli altri genitori per sponsorizzare la causa del mio cucciolo, se la direzione didattica vieta l’utilizzo dei cellulari durante le lezioni tuono contro questo sopruso facendo firmare petizioni perché “altrimenti se il mio bambino sta male come farà a comunicarmelo?”, se mio figlio ha smontato mezza scuola sarò sempre pronto a giustificarlo dicendo che lui poverino ha soltanto reagito a provocazioni subite e che quindi non è assolutamente colpa sua “è molto sensibile e se viene stuzzicato mi sembra normale che reagisca no?”.

Si sta assistendo ad una totale e progressiva deresponsabilizzazione dei figli con la conseguenza che sempre più stanno aumentando in età evolutiva problematiche ansiose, difficoltà di gestione dell’aggressività, instabilità e insicurezze. Infatti cercando di risolvere i problemi dei nostri figli ci sostituiamo a loro impedendo così quel naturale percorso di crescita che implica il superamento di ostacoli e la tolleranza di frustrazioni per potersi costruire come personalità forti, in grado di gestire le mille sfide che la vita continuamente ci mette di fronte. Crescono così aquile senza ali, incapaci di spiccare il volo, piccoli tiranni che pretendono il cielo senza dare nulla in cambio perché questa è la consuetudine e che di fronte alle richieste esterne si dimostrano spesso annoiati, infastiditi, impauriti. E’ bene sapere che così facendo i genitori non stanno rispondendo ai bisogni dei figli, ma alla loro incapacità di tollerare che il proprio bambino possa essere autonomo frenando così il percorso che di fronte alle difficoltà va ad attivare la capacità di problem solving e l’adattabilità alle diverse situazioni. Sostituendosi in modo così massiccio ai bambini, i genitori danno loro un messaggio ambiguo in quanto se da un lato il bambino si sente protetto, dall’altro si sente squalificato, viene messo nella posizione di non poter attivare le sue risorse e questo ha un effetto devastante sulla sua autostima che paradossalmente viene minata alle radici. Infatti la costruzione dell’immagine di se è il frutto della possibilità di fare esperienze, di sbagliare e ristrutturare i propri errori attraverso le conseguenze che essi hanno, di accettare i limiti e cogliere le sfide come possibilità di sperimentarsi. Non si può pretendere il rispetto delle regole se le regole vengono continuamente violate in famiglia e se il modello che si offre è un modello che giustifica sempre attraverso la denigrazione dell’altro. Diventare adulti significa affrontare un duro cammino che implica la progressiva rinuncia della propria onnipotenza, del proprio egocentrismo, del considerarsi il sole attorno al quale ruotano tutti gli altri pianeti, in altre parole divenire adulti significa saper rinunciare a quello che è il solo principio di piacere e associare ad esso il principio di dovere. Essere genitori fermi, che sanno tracciare il percorso, consapevoli dei propri obiettivi, capaci responsabilizzare i figli evitando di iperproteggerli e giustificarli in continuazione è una forma di rispetto per i figli stessi e di amore. Per fare ciò è l’adulto stesso che deve innanzitutto ridimensionare la propria onnipotenza, il proprio bisogno di prevaricare sugli altri, la propria tendenza a vedere nelle altre persone sempre e soltanto dei nemici da neutralizzare in modo da diventare un modello vivente per l’adulto di domani. Sapersi mettere in discussione, diventare flessibili, accettare che le cose non vadano sempre e soltanto come noi vogliamo, saper diventare fluidi e adattabili come l’acqua tanto da saper assumere che il nostro punto di vista è solamente un frammento di realtà è il più bel regalo che possiamo fare ai nostri figli e la migliore eredità che possiamo lasciare a chi in futuro dovrà sperimentare a sua volta la difficile arte di essere modello di vita.